Secondo Luca – FRINGE CATANIA OFF
Teatro dei Lupi
17 Ott
- 20 Ott
17:00
Sala grigia
Prevendita 12 €
Botteghino 12 €
Botteghino studenti 10 €
Un dramma, una decisione difficile, il contrasto tra due punti di vista inconciliabili e i limiti dell’amore. Può la libertà individuale essere subordinata ad un valore morale? Cosa succede quando l’idea è più importante della persona?
Lo spettacolo tratta di aborto: tema difficile e attualissimo. La vicenda mostra un dramma, una decisione difficile, il contrasto tra due punti di vista inconciliabili e i limiti dell’amore.
Maria è una giovane donna in un momento impossibile. Figlia di un padre single, orfana di madre: un rapporto simbiotico molto forte, di co-dipendenza.
Gabriele è un uomo convinto di reggere da solo l’integrità della famiglia. Integrità morale, economica, culturale, spirituale. Ma non è così e Maria lo sa.
Da tanti anni è un sostegno per Gabriele, preoccupata per il suo bene quanto lui lo è del suo.
Maria è quello che si definisce “una con la testa a posto”, una donna più matura dei suoi 19 anni.
Una sera ad un concerto sceglie, liberamente un atto di trasgressione. Nel momento in cui si affaccia al resto della propria vita, all’eccitante e spaventoso mondo degli adulti, sceglie un momento di libertà.
Un unico fragile istante di gioia e possibilità. E come in una terribile punizione, arrivano le conseguenze di quel momento.
Maria ora aspetta un bambino. È spaventata, ma è abbastanza matura da affrontarlo con lucidità, si informa e studia le conseguenze di ogni alternativa possibile e si forma così la propria opinione. Tutt’altro che a cuor leggero.
Le serve un supporto, conforto, aiuto. Le serve coraggio e comprensione. Le serve una famiglia. Affrontando il problema con Gabriele si trova di fronte un uomo in difficoltà, diviso tra i propri valori e la propria religione e l’amore per la propria figlia. Nel dissociante scenario di una provincia bigotta e benestante vediamo profilarsi l’incoerente e contraddittorio panorama della legge 194. Un impianto legale che funzione solo in teoria, sullo squallido scenario dei consultori in cui le donne vengono indottrinate e non consigliate, dei medici obiettori di coscienza in percentuali quasi assolute, e dello stigma sociale, ancora molto diffuso, legato a gravidanza e interruzione di gravidanza.
Il dialogo non trova un incontro perché le due parti vivono con strutture morali troppo diverse. Due personaggi complessi, credibili e dolorosamente veri, esplorati a fondo, con coraggio, da due attori straordinari.
Il ruolo di Maria è metafora di una moderna Maria Vergine, che ricerca supporto nella famiglia, senza trovarlo. Un fallimento sociale che raddoppia quello delle istituzioni.
Può la libertà individuale essere subordinata ad un valore morale? Cosa succede quando due ideologie si mettono a confronto e vengono portate all’estremo?
La scena presenta una palette di colori retrò, per richiamare un concetto di famiglia d’altri tempi, accostato a un gioco di luci simbolico, che trasforma la scena da ambientazione realistica a surreale e paradossale.
In un crescendo di tensione esploriamo la povertà sociale e morale del nostro paese, in cui l’aborto è un diritto, ma chi vuole abortire è quasi sempre costretto ad una ordalia ingiusta e moralista.
Un viaggio di parole e immagini che ci conduce, tra sorrisi e lacrime e tante emozioni, verso un finale sconcertante. Un atto di follia figlio dell’impossibilità.